Thailandia: Chiang Mai, la seconda città più grande del Paese, seconda solo a Bangkok, ma gli stessi thailandesi ammettono che supera la capitale per qualità della vita: un’ambita alternativa anche per molti abitanti di Bangkok, da cui dista circa un’ora di volo. Sicuramente questa città universitaria ha a suo modo un animo hipster: vagamente alternativa ma senza perdere di autenticità. Chi ci è stato ricorda i suoi numerosi templi, il fascino dei mercatini e dei tuk-tuk. Ma a Chiang Mai c’è molto da scoprire: dall’eredità di un grande passato a progetti di sviluppo locale che fanno presagire un grande futuro.
Chiang Mai (letteralmente “Città Nuova”) era un tempo la capitale del Regno di Lanna, uno Stato indipendente con una lunga tradizione culturale e un proprio sistema linguistico, affini a quelli dell’odierno Laos. La fiorente civiltà di Lanna si trovò ben presto contesa tra i progetti di espansione dei regni confinanti, che dal Cinquecento in avanti iniziarono a disputarsi il suo territorio.
Agli inizi dell’Ottocento, l’allora regno del Siam strappò alla Birmania anche l’ultima roccaforte, annettendo completamente il regno di Lanna. Il retaggio storico ha lasciato radici profonde nell’architettura, nella cultura e nella lingua locale: il Kham Muang, o “thailandese del Nord”, è la seconda lingua ufficiale e viene comunemente parlato e scritto. Tuttavia, la forte identità locale non entra in conflitto con l’appartenenza a uno Stato centrale: al contrario, è vissuta come un arrichimento. Un equilibrio che trova il suo punto di forza nella figura del sovrano e della famiglia reale, amatissimi qui come nel resto della Thailandia.
Del resto, mantenere la propria identità non significa essere immuni da inevitabili contaminazioni… 🙂
Chiang Mai è conosciuta soprattutto per i suoi templi: in tutto sono circa 300 di cui i più antichi, circa 40, localizzati all’interno del centro storico. Da notare che con la parola “tempio” (Wat) non si intende solo il ruolo di preghiera, ma anche una serie di edifici contigui dediti a scopi religiosi o culturali, in primis, il monastero che accoglie i pellegrini e i monaci buddisti e la scuola per i giovani novizi. Molte famiglie, soprattutto nelle campagne, affidano i bambini ai monasteri per consentirgli di percorrere un cammino educativo e spirituale: nell’adolescenza ciascuno di loro sarà poi libero di decidere se perseguire la strada monastica oppure no.
C’è così tanto da vedere e da comprendere che le visite ai templi non possono durare 10 minuti, per godersi tutto ci vuole almeno un’ora! Meglio tenerne conto e schedulare le visite di conseguenza: vedere meno per capire di più. Per l’ingresso ai templi non ci sono indicazioni particolari: basta adottare un comportamente rispettoso del luogo sacro e indossare abiti appropriati che coprano gambe e spalle (come nelle chiese cattoliche); è consentito fotografare, salvo dove specificato altrimenti, negli interni però meglio non usare il flash per non disturbare i fedeli e i monaci in meditazione. Obbligatorio togliersi le scarpe prima d’entrare.
I templi sono facilmente raggiungibili con un tuk-tuk, i velocissimi ape-car che localmente vengono utilizzati come taxi. Esistono anche dei taxi collettivi che compiono diversi giri della città e sono riconoscibili dal colore: quelli rossi fanno il giro del centro storico, altri colori indicano altri quartieri o città satellite confinanti.
Un metodo molto pratico, soprattutto considerando il traffico delle metropoli asiatiche.
Qui c’è anche un valido motivo in più: le strade di Chiang Mai sono spesso rallegrate da mercati che vendono di tutto: oggetti di artigianato, street food, frutta, fiori (le composizioni di fiori sono un dono gradito e un segno tradizionale di devozione). Per chi ama perdersi tra le bancarelle non c’è che da scegliere.
I prezzi sono molto convenienti, anche considerando il rapporto favorevole con l’euro, e in molti mercati è non solo concessa ma addirittura gradita la contrattazione con i venditori (meglio però informarsi bene su dove è consentito contrattare e dove no, per evitare figuracce). Un aspetto affascinante della città a cui dedicheremo un articolo di approfondimento.