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Festival della Rosa Bulgara di Kazanlak – Cosa Vedere

Il mio ultimo viaggio in queste zone della Bulgaria risaliva e più di mezzo secolo fa. Ma stavolta, oltre al desiderio di rivedere il Paese, ho voluto assistere al Festival della Rosa Bulgara di Kazanlak, una manifestazione che si è rivelata fantastica nel suo assieme di danze, canti e costumi locali.

La prima tappa non poteva che essere la capitale della Bulgaria, Sofia, una città interessante e completamente trasformata negli ultimi decenni; tra l’altro, è interessante notare il fiorire del turismo organizzato. I pullman granturismo forse spezzano un po’ la magia ma sono anche il segnale di un’economia che cambia.

Dopo una breva sosta, ho percorso le belle strade che attraversano la verde campagna bulgara in direzione di Melnik.
Questa cittadina, oltre ad essere la più piccola dell’intero Paese, è un vero museo all’aperto. Circondata dalle “piramidi di sabbia”, alture di arenaria parzialmente ricoperte da vegetazione, conserva la struttura della passata occupazione Ottomana con alcune case e cantine vinicole appartenute ai ricchi commercianti e tenute in buono stato conservativo.
Lungo il percorso, una deviazione irrinunciabile mi porta al Monastero di Rila, un autentico gioiello architettonico immerso nella foresta di pini e faggi balcanici ad oltre mille metri di quota. Fu costruito nel X secolo da S. Giovanni di Rila e ora è iscritto tra i patrimoni dell’Umanità dall’ UNESCO. Scatto a più non posso con la mia Canon per immagazzinare quanto più possibile di questa meraviglia. (clicca sulle immagini per ingrandirle)

Il giorno successivo riprendo il cammino per Melnik. Attraverso antichi villaggi caratteristici come Sandarski, Bansko, Dobarsko , vere gemme per chi sa apprezzare la genuina autenticità della vita rurale.
In serata sono a Plovdiv, seconda città della Bulgaria e forse la più antica, dove ammiro alcune testimonianze lasciate dai Traci, dai Romani, dai Bizantini e anche una moschea del periodo Ottomano.
Si avvicina la mia tappa finale: Kazanlak, la capitale mondiale dell’essenza di rosa damascena. I bulgari chiamano questa regione Rozova Dolina (Valle delle Rose); è situata in una valle stretta tra le catene dei monti Balcani e degli Anti Balcani ed è fiancheggiata dai fiumi Strjama e Tundza. Questa valle è famosa da secoli per la coltivazione estensiva della rosa damascena dalla quale si ricava il famoso “olio di rosa bulgaro”, usato in profumeria dalle più famose aziende del mondo.

Questo fiore è originario dal medio-oriente (Siria in particolare) ed ha un profumo intenso e persistente. Nella regione detta Rozova Dolina viene prodotto l’85% dell’olio di rose del mondo. La rete industriale per questa lavorazione si estende anche ai centri di Karlovo, Sopot, Kalofer e Plovdiv. Le rose vengono coltivate all’aperto (non in serre); la raccolta avviene tra maggio e giugno e viene eseguita ancora da mani femminili che stivano i petali in ceste di vimini per poi trasportarli alle distillerie dove verrànno lavorati per estrarre l’olio di rosa, ma anche per ricavarne un liquore, una marmellata e diverse creme cosmetiche nonché alcuni prodotti farmaceutici antinfiammatori.

Il Festival delle Rose si svolge a Kazanlak ogni anno alla fine di maggio. In mattinata un auto ci porta verso i campi di rose, dove ogni partecipante viene munito di un cestello per raccogliere i petali che potrà portare a casa propria come “souvenir”. Gruppi in costume tradizionale eseguono danze e cantano motivi locali mentre i numerosi visitatori iniziano la raccolta di petali. L’atmosfera è festosa e fa dimenticare le problematiche socio economiche del Paese. Mentre colgo le corolle di petali dai gambi mi sembra di commettere un sacrilegio ma poi mi faccio coraggio e riempio il mio cestello, senza mollare la Canon, che faccio lavorare in continuazione!

Dopo la raccolta, tutti a vedere il processo di lavorazione per estrarre il prezioso olio di rosa. Basti pensare che per un grammo di estratto, occorrono oltre duemila petali. Una giornata lieta e piena di folklore, vissuta in pieno spirito di accoglienza. Ma anche un modo per ricordare che le risorse naturali possono essere utilizzate in modo rispettoso, in armonia con l’ambiente e con la tradizione.

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